Ieri, su consiglio del mio meccanico di fiducia, ho portato l’auto da un elettrauto per sistemare un piccolo guasto.
Era la prima volta che mi recavo lì, così ho controllato il percorso su Google Maps (minimalista digitale sì ma, Tuttocittà cartaceo l'ho superato). Mi sono annotato l’indirizzo e il numero civico su un foglietto che ho poi infilato nel portafogli.
Il semplice gesto di scrivere a mano quattro parole, tre numeri e una lettera è bastato: una volta in zona, non ho nemmeno avuto bisogno di consultare il foglietto. Avevo memorizzato tutto, senza alcuno sforzo apparente.
C’è chi mi dice che non ha più senso fare queste cose, ora che le “macchine intelligenti” possono occuparsene al posto nostro.
Perché la fatica di scrivere, quando puoi semplicemente dire a un’app di guidarti passo passo fino all’elettrauto?
Innanzitutto, perché scrivere è un piacere in sé, che vale già da solo lo sforzo richiesto.
Inoltre, secondo studi recenti, scrivere aiuta la memoria, migliora la comprensione e rafforza la connessione tra pensiero e azione.
Ed è proprio quello che ho sperimentato ieri: quel bigliettino nel portafogli – che non ho nemmeno dovuto tirare fuori – mi ha aiutato a ricordare l’indirizzo, a richiamare alla mente il percorso visto in precedenza e, mentre aspettavo (senza scrollare social), mi è tornato in mente l’elettrauto da cui andava mio padre trent'anni fa. Potrei ancora oggi declinarne indirizzo e generalità senza esitazione.
Scrivere, quindi, non è stato solo mettere giù due righe su carta: è stato un esercizio di memoria, orientamento, autonomia. È stato anche un momento di riflessione che ha risvegliato ricordi vecchi più di un quarto di secolo, permettendomi di fare confronti.
Tutto questo non sarebbe accaduto se non avessi scritto. Non accade se non lo fai più.
Ora prova a sostituire l’elettrauto con concetti come relazioni, affetti, ma anche cultura, lavoro, notizie, politica – tutto ciò che serve per comprendere la realtà, confrontare scelte, analizzare programmi, valutare dichiarazioni avventate di un leader dalla memoria corta.
Affidare completamente la scrittura e la memoria alle macchine ci priva, poco a poco, di parole, pensieri e confronti.
Meno parole, meno pensieri, meno memoria, meno autonomia.
E ci ritroviamo tutti meno liberi.
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