lunedì 8 settembre 2025

Analogico 1 – Digitale 0. Uno sguardo batte migliaia di schermi

Leggo su Vatican News che, nell'udienza giubilare di ieri, tra decine di migliaia di cellulari alzati per immortalare "il momento col papa", Leone XIV ha notato l’unico che teneva in mano non un telefono, ma un cartello scritto a mano: "Santo Padre, abbraccio per favore".

E così papa Prevost fatto cenno all’autista di fermarsi, ha spalancato le braccia e si è avvicinato a Kevin, nativo digitale che, senza tecnologia, ha “battuto” tutti gli schermi puntati in piazza San Pietro.

Analogico 1 – Digitale 0.

Il minimalista digitale che è in me esulta (interiormente) con striscioni, trictrac e putipù, ma la scena va ben oltre il mio tifo personale.

Kevin ha "vinto" su quella marea di pellegrini digitalizzati perché l’assenza del cellulare ha creato una connessione immediata e diretta. I suoi occhi, liberi da filtri, hanno incontrato quelli del Santo Padre.

Mentre la folla osannante cercava uno scatto da condividere, il cartello di Kevin chiedeva un contatto, una relazione. Contatto che il Papa ha colto al volo. Relazione che, pochi istanti dopo, si è trasformata in incontro.

Contatto diretto. Relazione autentica. Incontro vero.

Sfogliando il libro che sto leggendo – La generazione ansiosa di Jonathan Haidt – a pagina 179 trovo un passaggio illuminante. Gli esperimenti condotti dall’autore e da altri studiosi americani hanno mostrato che con l’arrivo degli smartphone nelle scuole, nei primi anni Dieci, "gli studenti parlavano di meno tra le lezioni, a ricreazione e a pranzo perché iniziavano a passare gran parte di quei momenti a controllare il telefono (...) Questo significa che guardavano qualcuno negli occhi meno di frequente, ridevano insieme di meno e perdevano l'abitudine a fare conversazione."

Da quasi tre mesi sto sperimentando la pienezza di una vita “a occhi alzati”: mani libere, sguardo attento, presenza nel qui e ora che mi gusto come non riuscivo a fare da anni.

Non tornerei indietro per nulla al mondo. Il poco che mi perdo avendo eliminato i social non regge il confronto con ciò che guadagno: il mondo che mi vivo, le relazioni che scopro, gli incontri che mi gusto, dai più significativi ai più superficiali come il sorriso di un bimbo o lo sguardo di un cane.

Per inciso, tre mesi senza social e gli sguardi che ricambiano di più sono proprio quelli di bambini e cani. Strano? O forse no: niente smartphone.

Forse la mia scelta è stata un po' radicale e non dico che debbano tutti seguire il mio esempio ma una sfida te la lancio.

La prossima volta che alzi il telefono per “catturare” qualcosa, prova invece ad abbassarlo. Non scattare, non scrollare, non filtrare. Semplicemente guarda.

Forse scoprirai che il momento che cercavi non era dentro lo schermo, ma davanti a te, vivo, reale, pronto ad abbracciarti.