"Ho sempre avuto la passione per le canzoni, ne ho scritte parecchie, però devi sempre trovare il musicista, il cantante eccetera eccetera. Viene fuori l'IA, ho questa idea di questo rap e (…) facciamo questa canzone sulla base di un cantato mio terribile…"
Così Jacopo Fo, al Quotidiano Nazionale, annuncia il suo esperimento creativo con l’intelligenza artificiale.
Ok.
Con l’autotune anche gli stonati pubblicano brani.
Con l’IA, anche chi è privo di vero talento creativo può mettere insieme parole, musica e immagini, facendo credere di essere un “creativo 2.0”.
Si parla in generale, non mi permetterei mai di alludere a un'eventuale carenza di talento del figlio del Premio Nobel...
Ho chiesto all’IA - "Tu sei creativa?" - E questa è stata la risposta:
"Sono “creativa” in senso computazionale: genero idee, varianti, metafore e strutture originali combinando conoscenze e pattern. Non ho però talento umano, gusto personale o coscienza: ho capacità apprese dai dati e ragionamento guidato.
Punti di forza: velocità, molte opzioni, miglioramento iterativo.
Limiti: niente esperienza vissuta, niente emozioni, rischio cliché o inesattezze se il brief è vago.
Per il meglio: dammi obiettivo, tono e vincoli, posso subito proporre 3-5 soluzioni mirate."
Il problema non è l’IA, ma chi la usa male, togliendo spazio a chi possiede quel “quid” che preme per uscire e trova forma nella scrittura, nella pittura, nella scultura, nella musica, nella danza o in qualunque altra espressione della creatività umana.
Caro Jacopo, capisco che trovare musicisti o cantanti (eccetera eccetera) possa costare la seccatura di essere contraddetto, eccepito o ribattuto. Me è un rischio che vale la pena correre se dà la possibilità a chi è abitato da un talento vivo e inedito, di metterlo al servizio della gente.
Ti invito a leggere Irriducibile, scritto da Federico Faggin, l’inventore del microchip e del touchscreen. Là troverai frasi del tipo:
«Chat Gpt non comprende quello che dice mentre un essere cosciente comprende e crea. La comprensione non è un fenomeno algoritmico».
E ancora:
«Le possibilità positive dell’intelligenza artificiale sono enormi, però anche le possibilità negative, e quindi dobbiamo essere di più della macchina, dobbiamo usare nostra umanità e questo richiede uno sforzo individuale».
Ecco il punto: l’IA può amplificare un’idea brillante o rendere ancora più evidente una mediocrità, una mancanza.
Non sostituisce il talento: se c'è, ne rielabora solo le manifestazioni esteriori, senza comprenderle.
Se vuoi davvero sfruttarla, non usarla come stampella per colmare ciò che manca, ma come un attrezzo per allenare, potenziare e affinare ciò che già possiedi.