sabato 27 settembre 2025

In realtà stai cercando qualcosa. Chiediti cosa

Padre Giuseppe, un anziano francescano viterbese, è stato una figura decisiva nell’indirizzare la mia giovinezza verso il bene.

Alcuni dei suoi consigli, tanto semplici quanto vitali, continuano ancora oggi a ronzarmi nella mente. E, meno male, aggiungerei.

Ricordo bene un giorno in cui mi parlò della necessità di prestare attenzione a ciò che guardiamo, perché ogni immagine nutre la nostra anima.

"Un tramonto, un bambino che gioca, un quadro, gli occhi della donna o dell'uomo amati – mi diceva padre Giuseppe – ma anche una scena violenta, un nudo sfacciato o, peggio ancora, quell'uso e abuso stolto e consensuale del corpo altrui che viene chiamato pornografia, passano dagli occhi alla mente.

"Anche se a te non sembra – continuava il buon francescano – ogni immagine si fissa nella memoria e prima o poi la fantasia, la 'pazzerella' che risiede nella tua testa, andrà a pescare proprio lì per inventarsi qualcosa. Non è male, è nella sua natura."

E aggiungeva: "Nella memoria, la 'pazzerella' prenderà ciò che trova, quello che noi abbiamo permesso di entrare con la nostra libertà, e comincerà a inventarsi di tutto.

E, a seconda di come ti sarai nutrito, dalla tua mente nasceranno pensieri di pace, di gioia, di amore, azioni creative e progetti significativi oppure pensieri di angoscia, di disagio, pensieri distruttivi e azioni tanto quanto…"

Mi invitava a custodire lo sguardo con amore e rispetto, verso me stesso e verso gli altri, in particolare verso le donne. "Scegli bene ciò che guardi e come lo guardi se vuoi vivere nella pace!"

Questi consigli sono stati per me un nutrimento essenziale. Nella misura in cui li ho accolti e vissuti con coerenza, mi hanno reso un uomo sereno, forte, in pace. Persino felice. Quando sono riuscito a viverli hanno corretto e armonizzato le mie inclinazioni peggiori – quelle che, in un modo o nell’altro, portiamo tutti dentro – e di questo sarò sempre grato a padre Giuseppe.

Ma veniamo a oggi.

Non c’è più un buon padre Giuseppe che ci ricorda di vigilare sullo sguardo, che sia vago o insistente. Eppure, qualunque scusa possiamo inventare, resta una verità: tutte le immagini che assorbiamo senza difese si fissano nella memoria. Alla "pazzerella" che abita la nostra mente sembrerà di vivere in un tesoro inesauribile, felice come una formica in un barattolo di zucchero.

Ma anche traboccante di strumenti per produrre in noi grandi pasticci.

Oggi, soprattutto sui social, le immagini non sono casuali: vengono scelte da un algoritmo che si nutre di ciò che attira istintivamente il nostro sguardo. Così, invece di educare e incanalare le debolezze dell’animo umano – che tutti abbiamo, anche i figli più buoni e obbedienti – queste vengono favorite e amplificate fino a farci sfuggire la cosa di mano.

E allora pensiamoci, quando vediamo i nostri giovani infelici, isolati, o addirittura intrappolati in situazioni più grandi di loro, che forse gran parte di colpa è nel non aver insegnato loro a custodire lo sguardo.

Quanto sarebbe rivoluzionario scegliere di farlo cominciando a dire qualche no?

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P.S. Dopo aver finito il post mi è venuto in mente un altro consiglio di Padre Giuseppe. "Quando sei in giro vaghi con lo sguardo, ti sembra che non stai cercando niente. In realtà, che te ne accorga o meno, stai cercando qualcosa. Chiediti cosa."

Oggi potrei sostituire quel "quando sei in giro" con - quando scrolli un'immagine dietro l'altra per ore... ti sembra che non stai cercando niente; in realtà, che te ne accorga o meno, stai cercando qualcosa. Chiediti cosa.