Il suo compito è chiaro: in caso di attacco, deve segnalare immediatamente l’allerta ai superiori, che avrebbero risposto con un contrattacco nucleare.
Alle 00:14, il sistema rileva qualcosa di agghiacciante: un missile balistico intercontinentale lanciato dal Montana (USA) e diretto verso l’URSS. Poi altri quattro. Tutti con la stessa traiettoria.
Petrov guarda i dati. Sa cosa dovrebbe fare. Ma non lo fa.
Non si fida del sistema satellitare.
Più tardi racconterà:
"Ero un analista, ero certo che si trattasse di un errore, me lo diceva la mia intuizione."
E aggiunge: "Forse ho deciso così perché ero l’unico ad avere una formazione civile."
Petrov non trasmette l’allarme ai suoi superiori. E con quella decisione, salva il pianeta.
Ora chiediti: e se al suo posto ci fosse stato un militare addestrato a obbedire senza discutere?
O peggio ancora… un’intelligenza artificiale?
Oggi sei vivo anche grazie al Colonnello Stanislav Petrov.
Alla sua coscienza. Alla sua capacità di leggere la complessità, di interpretare i dati, di dar retta a quel quid impalpabile che viene chiamato in tanti modi (intuito, spirito...), che non si può misurare, ma che ha dato prova di poter salvare l'umanità.
Speriamo (e preghiamo se abbiamo fede) che i "Petrov" di oggi sappiano trovare dentro di sé quello stesso discernimento e coraggio, per evitare che un errore possa trasformarsi in una catastrofe senza ritorno.