sabato 28 giugno 2025

Il tempo vero, quello che non si scrolla via

Da ieri ho un cellulare da anziani non aggiornati. Per capirci, quello pubblicizzato dalla nonna di Cappuccetto Rosso.

È basico ed essenziale, ma anche piccolo e comodo. Mi permette il minimo sindacale della comunicazione moderna.

In cambio, ho guadagnato due ore di vita libera al giorno. In un anno fanno quasi trentuno giorni: praticamente un mese di ferie in più da dedicare al contatto con me stesso e alle relazioni con gli altri.

Desidero comunicare da quando ho imparato a scrivere. All’inizio affidavo i pensieri a un diario; poi, con l’arrivo di internet, ho colto l’occasione per amplificare la comunicazione. Ma quando tutto è sfuggito di mano — negli ultimi dieci anni — mi sono accorto che non erano più gli strumenti a servirmi, ma io a servire loro.

Lettura, scrittura, riflessione… e anche le relazioni — a partire da quella con me stesso, e sì, anche con Dio — erano diventate come le storie di Instagram: rapide, superficiali, cancellabili in ventiquattr’ore.

Adesso provo a recuperare il tempo vero, quello che passa sì, ma lascia ricordi ed esperienze e non si scrolla via.