Sto seriamente pensando di scrivere all’Accademia della Crusca per proporre un nuovo verbo italiano: “guardignorare”.
D'altra parte, se emergono nuove realtà, è accettabile generare neologismi atti a descriverle.
"Guardignorare". Un termine che racchiuda l’arte sottile di chi legge un post sui social e poi passa oltre senza finirlo.
Una parola nuova che si presti a descrivere l'azione di chi scrolla le storie su Instagram senza concedere neanche un pensiero fugace a ciò che vede e senza fermarne nemmeno uno, se emerge.
Si presterebbe anche a chi sbircia gli status di WhatsApp senza mai lasciare un messaggio, una comunicazione.
In altre parole, la perfetta definizione di chi osserva senza partecipare, spettatore silenzioso di mondi altrui, "guardignoratore" seriale.
Del resto non viviamo in un mondo in cui osservare senza partecipare è diventato un’arte raffinata? Dove il “mi piace” è troppo impegnativo, l'interazione pura utopia. Eppure questi "guardignoratori" digitali sono ovunque: silenziosi, invisibili, onnipresenti.
Sono l'eccesso opposto degli odiatori seriali, dei commentatori di pancia. E se fossero due facce della stessa medaglia? La medaglia che celebra l'incapacità acquisita di mettersi veramente in relazione con l'altro.
Forse è il momento di ammettere che, nell’era dei “mi piace” e delle conferme di lettura, non rispondere è diventata una forma d’arte.
E se così è, allora “guardignorare” merita finalmente un posto nel dizionario.
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