È come se un committente anch’egli invisibile — forse annidato nella sua testa, nel cuore, o chissà dove — le avesse affidato una missione silenziosa: mantenere sempre fresco un piccolo omaggio floreale in un punto preciso della facciata della chiesa.
Ogni mattina, con la dedizione meticolosa di una vedova che lucida la lapide dell’amato, lei cura quell’angolo con una grazia ostinata.
Pulisce, rassetta, lava, risciacqua. E soprattutto, fa in modo che non manchino mai dei mazzolini di fiori freschi. Mai. Dove li prende se sta sempre lì?
Quando ritiene che sia tutto a posto, allarga il suo raggio d’azione: raccoglie lattine, bottiglie, resti lasciati dai pellegrini che, alleggeriti nello spirito, hanno abbandonato anche il rispetto.
Ed ecco che nasce un pensiero.
Le donne, anche quando sono ferite al punto da non riuscire più a prendersi cura di sé, conservano comunque un angolo da accudire, da amare.
Questa invisibile, scesa dalla giostra della società per chissà quale indicibile dolore, continua a tenere in piedi quel pezzettino di mondo che, un quadratino alla volta, riesce a trasformare in "casa".
Nessun post, nessun like. Solo un gesto ripetuto, ogni giorno, che dà senso a un angolo dimenticato.
E se il senso di tutto fosse nello scegliere un angolo, piccolo ma nostro, da custodire con amore contro il disordine del mondo?
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