venerdì 11 luglio 2025

Dalla Fenech al feed, come ti spengo sguardo

Ieri, nella sala d’attesa dell’oculista. Sullo schermo appeso al muro andava in onda Asso, un film del 1981 con Celentano, trasmesso da Retequattro.

Mentre scorrevano le immagini di una Edwige Fenech tanto bella e provocante quanto inespressiva – nonostante un doppiaggio dignitoso – mi è stato chiaro perché ci lasciassimo ipnotizzare, all’epoca, da certe commedie improbabili.

Trame ingenue, dialoghi tarati su uno spettatore con licenza media appena acquisita… eppure, c’era qualcosa che attirava.

Non abbastanza però da distogliermi dalla lettura di Irriducibile, dove Federico Faggin spiegava – in modo brillante e comprensibile – le proprietà quantistiche dei viventi, che le macchine non avranno mai.

Eppure, una pezzo ancestrale del mio cervello maschile sonnecchiava tranquillo… fino a quando, con la coda dell’occhio, percepiva la figura sinuosa e sfacciatamente sensuale della Fenech.

A quel punto, addio quanti e coscienza: quella parte ancestrale della mia mente incollava lo sguardo – ma incollava davvero – a quella scena da commedia becera anni ’80.

Una parte di me sorrideva beota e compiaciuta. L’altra, più razionale, la strattonava per un orecchio e la riportava alle spiegazioni avvincenti del fisico vicentino.

Due sedie più in là, un ragazzotto di circa sedici anni non alzava mai gli occhi dal cellulare. Mai.

Ecco. Forse non ce ne accorgiamo, ma qualcosa – o qualcuno – ci sta lentamente rubando persino l’energia vitale dei nostri adolescenti.

E stavolta non è la Fenech.

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