"Povera donna," penso, "probabilmente un'alcolista, o forse persa nei meandri di chissà quale malattia mentale."
Non sta fissando il vuoto, ma un magnifico volto di Cristo che sta rifinendo con il carboncino.
L'avevo etichettata come una disperata malata mentale, ma era più profondamente connessa con se stessa – forse anche con Dio? – di quanto lo fossi io in quel momento.
E scopro che è solo avvicinandosi senza giudicare che si può davvero vedere, comprendere e, forse, incontrare.
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