Ogni mattina, passeggiando per via della Conciliazione, mi gusto i movimenti dei volontari e dei pellegrini mattinieri che cominciano ad affluire in Basilica per il Giubileo.
Ma sabato scorso l’atmosfera pareva speciale: un viavai febbrile, grandi strutture per fari, telecamere e altoparlanti che dominavano la piazza, come se si stesse preparando un mega concerto.
Curioso come una scimmia, sono andato a informarmi e ho scoperto che Papa Leone avrebbe ospitato la terza edizione del World Meeting on Human Fraternity, l’evento promosso dal Vaticano per incoraggiare fraternità, pace e cooperazione tra culture e religioni diverse.
Prevost non è mai banale e non ho resistito. Sono andato a leggermi le parole del Pontefice ai partecipanti - se vi interessa l'intero discorso cliccate qua - e una frase mi ha colpito profondamente:
"Fratello, sorella, dove sei in una vita iperconnessa, dove la solitudine corrode i legami sociali e ci rende estranei persino a noi stessi?"
Poco dopo, il Papa offre una risposta che fa riflettere:
"La risposta non può essere il silenzio. Tu sei la risposta, con la tua presenza, il tuo impegno e il tuo coraggio. La risposta è scegliere una direzione diversa di vita, di crescita e di sviluppo."
La risposta è scegliere una direzione diversa di vita, di crescita e di sviluppo.
Scegliere una direzione diversa di vita… per essere presenza.
Si vabbè, ma come? E Papa Leone conclude con una frase che riassume il vangelo: «Vi do un comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (13,34-35)
Ma se stiamo sempre appiccicati a uno schermo come possiamo amarci gli uni gli altri?
Come la superiamo sta "montagnola"?
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