venerdì 8 agosto 2025

Quei momenti veri in cui non servono notifiche

Sul tavolo solo le carte da gioco, ordinate con cura per una partita a pinnacolo. Un mazzo coperto da cui pescare e una pila di scarti in un angolo. Davanti a noi — padre e figlia — una distesa di tris e scale: i nostri preziosi “pinnacoli”, piccoli bottini con cui ci sfidiamo a colpi di strategia e fortuna.

A raccontare la partita, un blocco rigorosamente cartaceo: il punteggio parla chiaro. La generazione Z trionfa sulla X.  "Ecco!" - cinguetta la figlia ventenne intanto che impila l'ennesima scala con tanto di jolly doppio, aggravando la mia situazione già precaria.

Mentre arranco con i miei 525 punti lei, con i suoi 890 fischiotti, mi guarda di sbiego sorridendo con aria trionfante. Sogghigna. Mi provoca. Mi sbeffeggia con la tenerezza di chi sa di averla vinta — per ora. Ma io non mollo. Studio le mosse, cerco spiragli, resto in partita con l’unico obiettivo: uscirne con un po’ di onore... o almeno con una buona scusa.

I cellulari? In un’altra stanza. Dimenticati. Perché in certi momenti, quelli veri, non servono notifiche, messaggi o schermi. Bastano delle carte, due risate, uno sguardo complice… e il tempo che si ferma, insieme.

Ogni tanto, spegnere tutto è il regalo più bello che possiamo fare a chi amiamo. Le connessioni più autentiche non hanno bisogno di Wi-Fi.

Spoiler: il "boomerone" anzi, il gen-x ha vinto. Per una manciata di punti. Ma il vero tesoretto lo ha vinto la serata: zero notifiche, cento risate e prese in giro. I cellulari? Ancora in un’altra stanza. E noi, a letto con il sorriso.

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