giovedì 25 settembre 2025

Il fascino del tempo che gli altri chiamano brutto

"Che tempo fa?" – "È brutto!"

L’ho sentito dire piu volte ultimamente, eppure non sono d’accordo. A me piace.

Mi sono piaciute le ultime giornate piovose, così come quel freschetto mattutino che mi ha spinto a tirare fuori dall’armadio un giacchetto che non indossavo da aprile.

Il tempo, in realtà, non è né bello né brutto: è il nostro sguardo, il nostro stato d’animo, a definirlo.

E poi, abbiamo a disposizione mille termini per descriverlo, ma “brutto” – almeno quando non fa danni – non è mai quello che userei per una giornata uggiosa come quella di ieri.

Mi piace l'espressione “tempo da lupi”, per esempio: racchiude in sé pioggerella fitta, freddo pungente, alberi spettinati dal vento e la voglia di rintanarsi, abbozzolarsi in una coperta e osservare tutto quel movimento dalla finestra.

Mi affascina anche la parola “acquazzone”. Non mi spaventa; anzi, evoca un energico lavaggio generale che porta via strati di sporcizia cittadina accumulati nei mesi.

Se non fosse chiaro, adoro la pioggia. Mi ha incantato l’arcobaleno a tutto sesto di ieri, poco prima del tramonto, che ha squarciato il cielo per due minuti, per poi scomparire come se nulla fosse.

E tutto questo mio godermi il tempo è stato possibile grazie al silenzio che ho scelto: tre mesi abbondanti senza social, poche notifiche e tanto spazio per osservare, ascoltare, vivere. C’è chi lo chiama minimalismo digitale; io lo chiamo libertà riconquistata. E non vi rinuncerei nemmeno se mi pagassero bene per riaprire i miei account social.

Senza il rumore costante del mondo digitale, ogni goccia, ogni soffio di vento, ogni arcobaleno fugace diventa un piccolo miracolo, intatto e personale, che non ha bisogno di like perché basta a se stesso, che non sente più l'urgenza di essere fotografato e postato e che nessuno può cancellare o misurare se non io.

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